La bandelletta ileotibiale (o bendelletta ileo-tibiale) è uno dei tendini più lunghi del nostro corpo, si sviluppa dal ventre muscolate del tensore della fascia lata e percorre la porzione laterale della coscia inserendosi lateralmente all’articolazione del ginocchio.
La funzione principale di questo tendine è di rendere stabile la componente anterolaterale del ginocchio.
La sua caratteristica è quella di infiammarsi a livello dell’inserzione distale, cioè a livello del ginocchio. Questa infiammazione porta dunque alla sindrome della bandelletta ileotibiale.
CAUSE E FATTORI PREDISPONENTI
La sindrome della bandelletta ileotibiale può essere considerata, sostanzialmente, una sindrome da sovraccarico (come l’epicondilite o gomito del tennista, la pubalgia, la fascite plantare) che comporta l’infiammazione tendinea.
La ripetizione rapida e continua del movimento di flesso estensione del ginocchio, determina microlesioni delle fibre collagene tendinee, favorendo l’infiammazione dei tessuti.
La si riscontra principalmente nei runner o nei ciclisti; possono esserci fattori predisponenti di natura anatomica, tra questi ricordiamo il varismo del ginocchio, il varismo della tibia, la prominenza dell’epicondilo femorale laterale, la dismetria degli arti inferiori e il piede tendente all’ipersupinazione.
Le principali condizioni di tipo sportivo che, unite ai sopracitati fattori, sono causa dei ripetuti microtraumi che alla fine scatenano il processo infiammatorio, sono:
- La corsa su fondo inclinato o irregolare
- Un chilometraggio eccessivo
- La scelta di lunghi circuiti che presentano un’eccessiva alternanza di salite e discese o allenamenti per forza esplosiva troppo intensi.
DIAGNOSI
La patologia si presenta solitamente con un dolore generalmente continuo sulla parte esterna del ginocchio, tale dolore si accentua quando la flessione supera i 30°, al dolore spesso è associata una sensazione di rigidità. Può insorgere sia sotto sforzo (durante l’allenamento), sia a riposo.
durante la diagnosi viene valuta la flessibilità e la forza muscolare, l’anatomia degli arti inferiori, la camminata del paziente e la localizzazione del dolore.
TERAPIA
Il trattamento in fase iniziale mira alla regressione del dolore e dell’infiammazione locale: oltre al riposo o alla riduzione dei ritmi di allenamento sono spesso utili applicazioni locali di ghiaccio dopo l’esercizio fisico, cicli di terapie fisiche locali e terapia manuale.
Associata alla riduzione dei sintomi nella fase acuta il protocollo riabilitativo dovrà indirizzarsi alla risoluzione dei deficit biomeccanici del piede, del ginocchio e dell’anca e dovrà preoccuparsi di lavorare sulle disfunzioni muscolo-scheletriche riducendo, in particolare, le retrazioni (accorciamento delle fibre) muscolo-tendinee spesso molto accentuate in chi soffre di questo disturbo. Verranno svolti pertanto diversi esercizi di stretching mirati.
La ripresa dei normali ritmi di allenamento dovrà avvenire con la dovuta progressione dei carichi e dovrà prevedere terreni morbidi e piani. In generale il trattamento conservativo anche mediante esercizi funzionali è risolutivo per la stragrande maggioranza dei pazienti, tenendo sempre la problematica sotto controllo. La tempestività è molto importante in queste patologie, è fondamentale che il dolore non venga sottovalutato, è anzi un importante campanello d’allarme.
Rachele Mandelli – Massoterapista