INSULINO-RESISTENZA e DIABETE: METABOLISMO “LENTO”

insulino-resistenza

Novembre 25, 2020

L’insulino-resistenza è una condizione alla quale il pancreas produce normalmente insulina, ma questa non è “sentita” dai tessuti.

È un pensiero automatico comune nella popolazione che molto sente parlare ed è affetta da sempre più problemi del metabolismo glucidico. (Alterata tolleranza glucidica, insulino resistenza e diabete). Essendo queste connesse ai glucidi (zuccheri e carboidrati complessi), pensare che la loro risoluzione/gestione venga riducendo automaticamente e drasticamente la quota di zuccheri e carboidrati complessi consumati.

Non c’è errore più grande.

L’insulina è un ormone che viene prodotto dal pancreas in seguito all’ingestione e al conseguente aumento di nutrienti nel sangue, in particolare di glucosio. (Zuccheri semplici o carboidrati complessi, con diversa lentezza nell’aumento della concentrazione ematica) e che -recepito dai tessuti insulino-dipendenti (muscolo, fegato, tessuto adiposo i principali) – “apre le porte” all’ingresso dei nutrienti dal sangue alle cellule.

A che cosa è legata?

La risposta più comune che si dà è l’ eccessivo consumo di zuccheri/carboidrati. Non è così, o perlomeno, non è la risposta completa. Se pensiamo all’ “insulino-efficacia” come una bilancia, in cui quanto entra deve essere pareggiato da quanto si può fare entrare. È chiaro che considerare il consumo di zuccheri da solo non ha senso.
Infatti, in uno sportivo (senza problemi del metabolismo glucidico) tipicamente i consumi di zuccheri e carboidrati complessi sono di molto aumentati. Rispetto invece a un tipico soggetto insulino-resistente: eppure questi, appunto, raramente sviluppa insulino-resistenza o diabete di tipo 2 (non genetico).
Ma allora da cosa dipende anche? Dai tessuti corporei.

L’insulino-resistenza è frutto di:

  • Un eccesso di massa grassa (soprattutto e prevalentemente addominale) che aumenta l’infiammazione sistemica e altera la capacità di TUTTI i tessuti corporei di “sentire” l’insulina
  • E/o da una ridotta quantità di massa muscolare e/o da una massa muscolare poco usata.

Dipende quindi da uno stile di vita sedentario e inattività fisica. Ovvero dal ridotto UTILIZZO di glucosio e (ma non necessariamente, molti soggetti insulino-resistenti sono anche normopeso! ) da una dieta eccessivamente calorica che aumenta la massa grassa. (Sottolineando che non per forza l’eccesso calorico debba venire dai carboidrati, ma potrebbe dipendere anche da eccesso di grassi o proteine!) .

Appare evidente che la migliore gestione del diabete e le soluzioni all’insulino-resistenza e al “metabolismo lento” NON SONO tanto la dieta. Sicuramente NON la dieta a basso contenuto di carboidrati, ma :

  • Se si è in sovrappeso/obesità. Trovare strategie ottimali ed efficaci per la perdita e il mantenimento del peso. (Dove con peso, si intende per lo più tessuto adiposo), che causerebbe così un miglioramento della sensibilità all’insulina: dieta e attività fisica. La dieta in questo senso ha l’unico requisito di essere moderatamente adeguatamente IPOCALORICA in relazione all’attività fisica praticabile. Ben bilanciando le due in funzione delle possibilità del soggetto. Le diete (ipocaloriche) ipoglucidiche infatti non si sono rivelate migliori rispetto a una dieta mediterranea moderatamente ipocalorica. Dove i carboidrati restano il nutriente più rappresentato. Nel migliorare la sensibilità insulinica e non sono peraltro sostenibili a lungo termine, non educano la persona a consumare quel tot di carboidrati che le basterebbero. Non sono insomma il trattamento raccomandato dalle linee guida per le patologie del metabolismo glucidico (nemmeno il diabete!).
  • Sicuramente -se i consumi sono ECCESSIVI (come spesso succede ed è co-fattore scatenante di questi disturbi) – questi sì vanno ridotti e riportati alla “normalità” dei fabbisogni -ovvero circa il 50% delle calorie totali assunte (avendo cura di definire le calorie totali assunte e quindi le quantità di carboidrati secondo quanto necessario e prestando in particolare attenzione alla corretta proporzione tra carboidrati complessi/zuccheri semplici): è quindi fortemente sconsigliato il fai-da-te e riduzioni/eliminazioni non ponderate che potrebbero essere uno sforzo eccessivo inutile e controproducente perché 1)riduce eccessivamente la massa magra muscolare 2)aumenta significativamente oltre modo la fame e il rischio di perdere il controllo e l’equilibrio alimentare.
  • Se si è in sovrappeso/obesità O ANCHE NORMOPESO: aumentare la massa muscolare attraverso una corretta pianificazione dell’attività fisica, che si tradurrà in un miglioramento della sensibilità all’insulina (più tessuto che recepisce meglio l’insulina e sottrae gli zuccheri dal sangue)

Concludendo

In conclusione quindi il “trattamento” elettivo delle patologie del metabolismo glucidico NON è tanto la sola dieta (e non di certo la dieta a “taglio di carboidrati”!! ) ma è strettamente co-necessaria l’attività fisica che ha un’azione quasi miracolosa sulla sensibilità all’insulina – anche indipendentemente dai suoi effetti sulla composizione corporea e dalla dieta- perché “consuma” gli zuccheri nel sangue e aumenta il lavoro di tutti i tessuti corporei.

Diana Severgnini-Dietista

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